martedì 26 maggio 2020

L'UTOPIA DI ORWELL E LA POTENZA DEL TOTALITARISMO - STEP #19


GEORGE ORWELL
George Orwell, scrittore e giornalista britannico, già negli anni Cinquanta in una delle sue opere più celebri intitolata "1984" descrisse una realtà utopica o, ancor meglio, distopica, dove la fragilità degli Stati, la dittatura sempre alle porte e il controllo degli individui in ogni azione sono paure costantemente presenti .
In particolare, nel romanzo presenta un evidente critica al regime totalitario celata sotto la narrazione di una realtà futura cupa fatta di oppressione e morte dell'individualità nelle sue sfaccettature .

L'autore da vita a un mondo diviso in tre macro-nazioni che si contendono un territorio, immaginando una Terza Guerra Mondiale, alla fine della quale a capo delle nazioni vi è "Big Brother": nessuno sa chi sia o che fisionomia abbia, ma lui vede e conosce tutti. Tutti i cittadini sono sottoposti a un continuo controllo sulle azioni e sui pensieri: dovunque sono disseminate telecamere e microfoni finalizzati a individuare ogni minima forma di dissenso nelle espressioni o nelle parole, mentre manifesti e schermi mostrano l’immagine baffuta del “Big Brother”, il volto del partito, i cui occhi sembrano seguire ognuno con il monito «BIG BROTHER IS WATCHING YOU»
MANIFESTO DI BIG BROTHER
"1984" non è, quindi, fantascienza, ma è denuncia. È il sasso lanciato da chi ha vissuto l’orrore dei regimi totalitari. Con 1984 Orwell ha lasciato ai posteri immagini di un futuro cupo, ma anche un messaggio di speranza: la letteratura e la cultura sono davvero l’unica utopia possibile ed è solo scrivendo, leggendo e pensando che il “suo” 1984 non si avvererà mai.

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